Enomoto Takeshi intervista lo scrittore Charles Eric Maine

Il 21 gennaio il Wisdomless Club celebra il centenario della nascita di Charles Eric Maine, pseudonimo di David McIlwain, scrittore di fantascienza e sceneggiatore, nato a Liverpool nel 1921 e autore di grandi classici quali L’uomo isotopo e Il grande contagio. E lo celebra con un anno di ritardo, tornando indietro nel tempo.

Enomoto Takeshi è andato nel 1967 e lo ha intervistato.

D: Preferisce che la chiami con il suo nome vero o con uno dei tanti pseudonimi con i quali ha pubblicato i suoi libri?

R: Non fa differenza, è solo un nome. Un nome vale l’altro. Con quale sarò più famoso nel futuro?

D: Charles Eric Maine.

R: Bene,  mi chiami così, allora.

D: Vengo dal 2021, dicembre del 2021. Con Fabrizio Ghilardi stiamo celebrando il centesimo anniversario del suo compleanno.

R: Che bel pensiero, grazie. Ma cento anni li avrei compiti il 21 gennaio del 2021, non nel 2022.

D: Al di là della data, non mi sembra stupito.

R: No, perché anche io ho scritto sul tema viaggio nel tempo. Non creda di essere l’unico crononauta qui. Piuttosto chi sarebbe questo Ghilardi?

D: Lo scrittore che mi ha creato.

R: È famoso?

D: Le domande, però, le faccio io.

R: Ha ragione signor Enomoto Takeshi.

D: Oggi è il 23 aprile. Il 23 aprile del 1967. Le dice niente?

R: Sinceramente no.

D: Oggi è il giorno in cui è nato Ghilardi, sono venuto a fare gli auguri alla famiglia.

R: Auguri, allora.

D: Lei è stato definito “un autore di fantascienza di medio livello”, e come tale ha avuto successo. Si dice che “la maggior parte della sua fantascienza condivide una propensione per trame da thriller e una riluttanza a sostenere molto da vicino i suoi spesso traballanti riferimenti scientifici, quest’ultima tendenza particolarmente visibile nelle storie che presentano temi di fantascienza difficili come i viaggi nello spazio”.

R: Chi lo dice? Ghilardi?

D: Oh no, Ghilardi è un suo devoto lettore.

R: Non scrivo fantascienza pura, scrivo qualcosa che si può definire “thriller scientifico”.

D: Un suo racconto si intitola “Il grande contagio”. Sa che è un tema molto alla moda nel 2021?

R: Davvero?

D: Nel suo romanzo il contagio nasce in Giappone, nel mio Paese. Nel 2021 sono due anni che c’è una pandemia che pare sia stata generata o che comunque arrivi dalla Cina.

R: E come finisce?

D: Pare che non finisca mai. Se vuole vado nel futuro e torno a dirle come finisce questa storia. Ma stanno vaccinando tutta la popolazione mondiale con una, poi due, poi tre dosi e i governi mondiali hanno il controllo completo della popolazione. C’è una dittatura sanitaria, le banche sono padrone del mondo.

R: Sono felice di non essere arrivato a cento anni, dunque. Ma non voglio sapere quando morirò. Mi piace la suspense. Piuttosto, Ghilardi che dice?

D: Ha lasciato la sua città, Roma. Vive in campagna. Scrive romanzi. Ha appena finito di scrivere questa intervista. Sono le ore due del pomeriggio del 14 dicembre del 2021. È molto felice di tornare indietro di un anno e poterla festeggiare per il suo centesimo compleanno.

R: Lo ringrazi e me lo saluti cordialmente.

 

 

 

 

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