Il mistero delle scimmie di mare

Il mistero delle scimmie di mare è un argomento affascinante che ho già affrontato in Wembley in una stanza, il romanzo di formazione pubblicato da Minerva Edizioni nel 2010.

Questo è lo scambio di battute tra mio fratello e il sottoscritto.

“Se ti regalo mille lire, così ti compri le scimmie di mare, mi dici perché sei triste?

“Scherza, scherza. Intanto Paolo in classe mia ha un cugino più grande di lui che ha un amico che abita in un palazzo dove un tipo ha comprato le scimmie di mare e sono cresciute per davvero. A Paolo glielo ha detto proprio suo cugino.”

“Senti fesso, le scimmie di mare non esistono. Sono una storiella per babbei. Solo una stupida storiella per spillare i soldi ai creduloni come te. Sono bustine con della polverina che se la sciogli nell’acqua l’unica cosa che fa è sporcare l’acqua che diventa come l’acqua del pesce rosso quando non la cambi per qualche giorno”.

La pubblicità delle scimmie di mare trionfa su Topolino. Si vede una famigliola felice intenta a deliziarsi con degli strani pesciolini dentro un piccolo acquario. Sono dei pesci molto stravaganti, non si capisce bene a quale specie appartengano. Hanno una coda lunga, delle zampette che sembrano gambe, hanno come dei piedi palmati e delle braccia lunghe con mani simili a mani umane. A dire la verità non si capisce se sono palmate anche le mani. La testa ha come un corona con tre palle in cima, oppure tre spilloni, non si capisce bene. In più hanno occhi naso e bocca. Nella pubblicità c’è anche scritto che in un secondo le scimmie di mare fanno delle piccole uova e una volta allevate giocano tra loro continuamente.

Mangiano pochissimo e si possono anche ammaestrare. Mi sembrerebbe già un successone vederle nuotare nell’acquario.

“Eppoi pensaci: se esistono nella realtà, perché hanno usato un disegno per la pubblicità e non hanno messo la foto?”.

“Tutte scuse. Le scimmie di mare esistono”.

Tutti i bambini italiani conoscevano le famose scimmie di mare e anche i più grandicelli che leggevano Il Monello le avevano viste ritratte nella pubblicità.

E tutti erano abbastanza convinti che si potessero ottenere degli animaletti da uova liofilizzate che arrivavano per posta dagli Stati Uniti. Ricordo da bambini grandi discussioni. Avevo un amico che non credeva agli UFO, ma alle scimmie di mare credeva ciecamente. Io ero portato di più a credere che ci fossero degli esseri superiori che vivevano in altre galassie. Magari non erano verdi, non venivano da Marte e non portavano un casco da motociclista mentre navigavano nello spazio, però sarebbero pure potuti esistere. Piuttosto chissà se era vero che si trattava di esseri intelligentissimi, che leggevano il pensiero e che di tanto in tanto venivano a studiare il nostro livello di civiltà. Devo dire che non ho mai conosciuto qualcuno che abbia acquistato le scimmie di mare, un po’ come non ho mai conosciuto nessuno che abbia acquistato le altre meraviglie che si vedevano in altre pubblicità su fumetti che ho trovato a casa: occhiali per radioscopia, quelli a raggi X per vedere attraverso i muri; micro macchina fotografica originale giapponese a due rullini, tipo quella degli agenti segreti; fucile da caccia con canna pieghevole; penna radio.

L’annuncio sui giornalini era particolarmente accattivante: “Entrate nel meraviglioso mondo delle scimmie di mare. Una vasca di felicità, il miracolo della vita istantanea!”. Ma non solo: “Sempre attivissimi ed allegri, questi animaletti scherzano e giocano tra di loro. Si possono perfino ammaestrare”.

E chiudeva con un seducente: “Vi mostreremo inoltre come insegnare loro ad obbedire ai vostri ordini ed eseguire esercizi come le foche ammaestrate!”.

Poi la terribile scoperta.

Le scimmie di mare esistevano. Mentre sugli alieni continuavo a nutrire seri dubbi, sulle scimmie di mare fui costretto a ricredermi.

Mio fratello a modo suo aveva ragione.

Avevano persino un nome latino ricevuto nel Settecento da quel grande medico, botanico, scienziato che fu Carlo Linneo: Artemisia salina.

Insomma, si trattava di piccoli crostacei d’acqua salata che avevano sviluppato adattamenti a condizioni di vita particolarmente estreme (tipo quelle delle bustine americane nelle quali viaggiavano costrette in forma di uova), in grado di rimanere in uno stato di criptobiosi persino per anni, finché non si fossero presentate le condizioni favorevoli al loro sviluppo. Bastava una soluzione salina, dell’acqua di mare, insomma qualcosa di simile, perché magicamente tornassero a vivere. Pareva addirittura che queste bestioline avessero anche un’altra peculiarità, quella cioè di possedere alla nascita un solo occhio e di svilupparne con la crescita altri due.

Il famoso terzo occhio, il terzo occhio situato poco sopra la radice del naso, in un punto centrale della fronte denominato ajna in sanscrito, all’altezza del bordo superiore delle sopracciglia nelle scimmie di mare era una realtà. Rimaneva il dubbio sulla possibilità di ammaestrale e di vederle fondare una città sugli abissi per la modica cifra di 4.900 lire.

Anche perché quando vidi la copertina del numero 111 di Zagor (Acque misteriose) cominciai a sospettare che ci fosse troppa rassomiglianza tra il mostro che combatteva il nostro eroe e le famose scimmie di mare. Sospetto che divenne realtà nel numero successivo di Zagor (La capanna maledetta) e soprattutto quando scoprii il film americano intitolato Il mostro della laguna.

Non avevo più dubbi: le scimmie di mare esistevano ed erano pronte a conquistare la Terra con l’aiuto di Topolino.

Dovevo assolutamente mettermi in contatto con questi simpatici gamberetti assassini e consegnare loro mio fratello.

 

 

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