Le buche di Roma e gli ingegneri giapponesi

Recentemente alcuni quotidiani italiani hanno riportato la notizia che le buche di Roma sarebbero le preferite degli ingegneri delle case motociclistiche giapponesi che da oltre trent’anni scelgono l’Urbe per testare i nuovi scooter.

La notizia uscita su Il Messaggero

 

Come già accaduto in occasione della Pietra assassina giapponese, abbiamo pensato di parlarne con il nostro esperto Enomoto Takeshi, sperando di fare cosa gradita ai lettori de L’Acernatore.

Le buche di Roma e gli ingegneri giapponesi: un tema affascinante. Ce ne parla Enomoto Takeshi.

 

L’A.: Alcuni giorni fa abbiamo letto su diversi quotidiani italiani che Roma è molto famosa in Giappone per le sue buche. È vero o è la solita notizia falsa? L’Italia, con buona pace di Mario Draghi che sostiene che nel nostro Paese vi sia libertà di stampa, recentemente è scivolata al 58mo posto proprio nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, non vorremmo fosse una notizia pilotata. Bisogna dire che da quando c’è Draghi, l’Italia ha perso diciassette posizioni nella speciale classifica stilata da Reporters Sans Frontiers.

E.T.: La notizia è vera, nonostante il problema della libertà di stampa. In Giappone siamo dei grandi appassionati delle buche di Roma. Io stesso sono stato incaricato da mio zio il visconte Enomoto Takeaki di fare delle particolari ricerche in merito.

 

L’A.: La sua conferma ci rincuora. Ci spieghi, dunque, i motivi di tanta passione e se vuole ci illustri quali ricerche è chiamato a condurre in merito.

E.T.: Attualmente Roma detiene un record importante, credo sia record europeo e forse mondiale di buche larghe più di un metro. Nel 2018 si sono aperte 175 voragini. Quando nel 1911 l’ho saputo, non ci volevo credere. Già all’epoca proposi di nominare Roma la «Capitale delle Voragini». Poi non se ne fece più nulla.

Le buche di Roma
Le buche di Roma, un primato per la Capitale delle Voragini

L’A.: Sì, è decisamente un record molto importante. Dunque questo primato piace molto ai giapponesi?

E.T.: Non è il primato che interessa in Giappone. Diverse case motociclistiche giapponesi studiano le buche di Roma per fare importanti test sulla tenuta delle motociclette e degli scooter. I nostri tecnici sono all’avanguardia anche grazie alle buche di Roma.

 

L’A.: È vero che un tecnico di Yokohama rimase profondamente colpito dalla situazione di piazza Venezia, tra buche, sampietrini, rotonde e avvallamenti, tanto da definirlo il tratto perfetto per testare sospensioni, freni, telai e ruote dei futuri modelli di scooter?

E.T.: Le confermo anche questo. Quello che non viene detto è che l’ingegnere di Yokohama è scomparso in una buca.

Macchine inghiottite da una voragineAlcune macchine inghiottite da una voragine

L’A.: Questa notizia mi pare poco probabile, ma andiamo avanti.

E.T.: In media si apre a Roma una voragine ogni tre giorni, non parliamo delle buche. Mio zio il visconte Enomoto Takeaki ha creato un gruppo di ricerca specializzato proprio sull’argomento.

 

L’A.: Ci può dare qualche indicazione in proposito?

E.T.: Stiamo valutando il numero pro capite di buche che hanno a disposizione i romani ogni anno. Non solo: c’è un ambizioso progetto del 1908 per portare una buca in Giappone con il fine di studiarla più comodamente. Il problema è che il progetto è stato assegnato a un ingegnere che ha già creato non pochi problemi. Se vuole le racconto il fatto.

 

L’A.: La prego, ce lo racconti.

E.T.: La proposta di portare una voragine romana in Giappone è stata fatta nel 1908 da un ingegnere giapponese molto amico dello zio visconte, il quale stava lavorando a una particolare sintesi chimica per ottenere un nuovo carburante da utilizzare su un mezzo che questi aveva inventato e che avrebbe consentito di viaggiare protetto da una capsula infrangibile, impermeabile e velocissima. L’inventore viveva in un elegante appartamento al centro di Tōkyō, fornitogli dalla direzione generale di un’importante ditta che pagava le sue spese e i suoi capricci. Aveva a sua disposizione un intero reparto che lo assisteva e ogni giorno aveva qualche bizzarra richiesta da soddisfare, ostriche irlandesi, caviale russo, champagne francese, vini italiani. Dopo alcuni lunghi mesi di ricerche e di esperimenti, costati un’incalcolabile cifra di yen, l’ingegnere produsse circa dieci centimetri cubi di benzina che poi risultarono provenienti da una Takuri, una vettura di tipo phaeton a quattro posti. E così scomparvero assieme, l’ingegnere, il progetto della capsula e il nuovo carburante per farla funzionare e dei tre non si parlò più. Ecco perché non s’è fatto più nulla del progetto di portare una buca di Roma in Giappone.

 

L’A.: Quale sarebbe il suo ruolo nello studio delle voragini e delle buche romane? Ci diceva che suo zio il visconte la ha assegnato un incarico particolare.

E.T.: Devo fare una premessa: a Roma nei tunnel lunghi decine di chilometri, a dodici metri di profondità, durante la guerra i soldati giravano con i carri. Non solo, dopo gli anni Cinquanta in quelle zone cave giravano i malavitosi con i motorini. Il mio compito è di fare delle particolari ricerche per un programma segreto spaziale del governo giapponese.

 

L’A.: Ce ne può parlare o essendo segreto non ci può dire nulla?

E.T.: Le buche e le voragini di Roma fanno parte di una rete di gallerie gravitazionali. Immagini che la Terra sia attraversata da cunicoli spazio temporali, delle specie di tunnel che consentirebbero spostamenti più veloci, invece di doversi per forza muovere sulla circonferenza del pianeta. In breve, la teoria della quarta dimensione spaziale che abbrevia le distanze e anche i tempi di viaggio.

 

L’A.: Entro in una buca all’Appio Latino e sbuco al Prenestino?

E.T.: Non solo ci sono queste gallerie, per cui si potrebbe intervenire anche sul traffico romano sempre congestionato; ci sono anche dei tunnel spazio temporali intra universo che collegano il nostro universo con altri universi paralleli. Non posso dirle di più, se non che Roma rappresenta uno dei principali snodi intergalattici e spaziotemporali. L’Acernatore serve proprio a identificare questi tunnel gravitazionali che collegano punti distanti per mezzo di queste deformazioni spaziotemporali.

L’A.:  Ho sentito che ha percorso uno di questi canali, non so se l’espressione è corretta, tra la Porta Alchemica di Rivodutri, nei pressi di Rieti e la porta Alchemica di Piazza Vittorio a Roma. Ce ne può parlare?

E.T.: Ero andato alle Antiche Fonti di Cottorella e mi è capitato di incontrare il conte Riccobelli de Mattias con il quale… Ma questa storia viene raccontata in un volumetto intitolato Tre deviazioni impreviste sulle avventure romane di Enomoto Takeshi e fa parte di un crowdfunding al quale tengo molto.

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: