L’ultima volta che lessi un Diabolik

Era il 2007. A gennaio uscì Il segreto della rocca, sceneggiato da Mario Gomboli e Licia Ferraresi. Rimasi molto colpito dalla storia, tanto che dopo diversi mesi sentii la necessità di pubblicare un articolo il cui titolo la diceva lunga su quanto avessi apprezzato la storia: Se Diabolik diventa Super Pippo.

Volentieri, lo ritrascrivo in questa sede:

E anche Diabolik cede al politically correct…

Il Re del Terrore, l’antieroe in calzamaglia (scomodissima) nera, il personaggio che negli anni Sessanta è stato accusato di incitamento a delinquere, quel criminale che con il pugnale e gli aghi avvelenati generalmente uccide da par suo agenti di polizia, ricchi debosciati e malavitosi vari, dopo quarant’anni di omicidi, si fa buonista.

Il cattivo par exellence, partorito nel 1962 dalle menti di Angela e Luciana Giussani, l’uomo dagli occhi di ghiaccio che terrorizzano Clerville, rinuncia ai colpi che l’hanno reso famoso per intraprendere la strada delle cause sociali.

Tu quoque!

Nel numero del gennaio scorso intitolato “Il segreto della Rocca” il delinquente più ricercato al mondo, invece di rubare tesori e diamanti, si lancia in una storia che sembra pensata più per Candy Candy che per un freddo assassino: Diabolik colpisce un gruppo di potere che mostra tutto il suo oscurantismo ostacolando unioni di fatto, aborto, procreazione assistita e omosessualità.

È proprio questo ultimo tema che viene affrontato con grande attenzione dal nuovo direttore della casa editrice Astorina che pubblica il fumetto, Mario Gomboli. Insomma, defunte le due sorelle degne del film “Arsenico e vecchi merletti”, Diabolik si occupa sempre più di casi umani e di grandi temi sociali, mettendo da parte le sue manie omicide e il suo livore verso una società ricca, decadente e senza alcun codice etico.

Recentemente impegnato in diverse campagne sociali, come quella contro l’eccessiva velocità al volante e quella contro l’abbandono degli animali l’ex Diabolik privo di scrupoli (tanto che in un episodio non esita a far esplodere una nave per essere sicuro di colpire un passeggero in particolare), evolve in una direzione politicamente corretta e ammorbidita che lo rende decisamente alla moda.

Cosa direbbe l’ormai famoso Olindo di Erba che preparava i suoi piani leggendo pile di Diabolik e che per commettere il suo efferato assassinio si ispirava al suo eroe preferito? E che dire del polverone che stampa, sociologi e benpensanti vari scatenarono nella primavera del 1965 quando accusarono Diabolik di istigare i giovani al crimine, ai comportamenti immorali e deviati? Articoli sui giornali, interviste, interpellanze, sequestri della magistratura. Insomma Diabolik contro Ginko, anche nella realtà. Insomma, non ci sono più i delinquenti di una volta! Ma forse il nostro Diabolik, conscio del giro di vite che il Governo ha deciso a causa del dilagare della violenza, per la prima volta in tanti anni di crimine si è spaventato. Daspo preventivo, arresto in flagranza di reato entro le 48 ore, aumento delle aggravanti per resistenza e giudizio per direttissima riservati ai teppisti da stadio hanno fatto capire anche al Re del Terrore che stavolta si cambia. E aspettiamoci di tutto, ormai. E allora sarebbe bello saperlo convertito alla Fede e magari vederlo espiare, dopo aver preso i voti in un bel convento di Cappuccini, tutti i crimini commessi in quarant’anni.

In galera proprio non ce lo vediamo.

 

Piccata giunse la replica di Mario Gomboli che si guardò bene dall’inquadrare la problematica da me sollevata sul tema del politicamente corretto che aveva contagiato il Re del terrore già quasi quindici anni fa. Preferì, piuttosto, puntare il dito verso un attacco di omofobia che doveva avermi colpito. 

Per tutta onestà riporto anche la risposta del direttore, pubblicata sul weblog ubcfumetti: 

 

Con una sollecitudine che la dice lunga sull’attenzione che il redattore dedica a Diabolik, con dieci mesi di ritardo ecco apparire una recensione/critica all’UOMO DELLA ROCCA che si vorrebbe puntuale ma, evidentemente, è nata da una viscerale omofobia scatenata da Saverio Hardy.

Tutte le altre osservazioni, dal fatto che DK non si comporta “più” (ammesso che in qualche episodio l’abbia fatto) da terrorista o da serial killer sino allo stupore nel vedere il Re del Terrore testimonial di campagne sociali, avrebbero potuto avere spazio da almeno vent’anni… E invece no: guarda caso che le “contraddizioni” vengono rilevate solo dopo che Diabolik ha aiutato un amico omosessuale. Era peraltro già successo, e in più occasioni, che Diabolik accorresse in aiuto di qualcuno verso cui sentiva un debito d’onore, ma nessun giornalista se ne era scandalizzato perché si trattava di persone implicitamente o esplicitamente eterosessuali. Evidentemente redattori come quello di cui stiamo leggendo il testo (ma non è un caso isolato) avrebbero in questo caso voluto che Diabolik, scoprendo il lato omo di Saverio, gli girasse le spalle scandalizzato e un poco imbarazzato. Magari con una battuta sui “finocchi” che stanno bene in galera.

Sono molto soddisfatto di averlo deluso.

Mario Gomboli

 

Dell’omosessualità dell’amico di Diabolik ed Eva Kant, sinceramente, me ne infischio, così come non metto in dubbio i debiti d’onore del nostro antieroe. Ma resta un po’ di amarezza che in questi giorni si ripropone vedendo nelle sale cinematografiche il nuovo film di Antonio e Marco Manetti intitolato Diabolik. 

Sarà all’altezza del fumetto, almeno di quello delle sorelle Giussani o dovremo rassegnarci alle ipocrisie politically correct di una certa gauche caviar?

E allora, per non pensarci, ho rivisto il film con John Phillip Law e Marisa Mell (del 1968) e per prepararmi psicologicamente ho riguardato anche i due capolavori diretti da Steno e ispirati al nostro uomo in calzamaglia nera: Totò diabolicus (del 1962) e Arriva Dorellik (del 1967).

Fanno più paura del Diabolik di Gomboli.

 

P.S.: Ho detto una bugia. Ho preso alcuni vecchi Diabolik e prima di finire la redazione di questo articolo me li sono letti. Con gli occhi lucidi.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: