Sensazionale: B. R. Bruss intervistato a Parigi dal nostro inviato Enomoto Takeshi.

D: Anche lei ha diversi nomi.

R: Perché dice “anche” io? Cosa vuole intendere?

D: Ho da poco intervistato uno scrittore inglese che ne aveva parecchi.

R: Anche lui è un collaborazionista della repubblica di Vichy, condannato a morte in absentia come me nel 1946 dalle autorità democratiche che hanno vinto la guerra? Poi ho evitato il carcere e sono stato condannato a cinque anni di indegnità nazionale per aver “dopo il 16 giugno 1940, o portato consapevolmente in Francia o all’estero aiuti diretti o indiretti alla Germania o ai suoi alleati, o minato l’unità della Nazione o la libertà dei francesi, o alla parità tra loro”.

D: No, per lui era un vezzo.

R: Per me un po’ meno. Dopo la liberazione della Francia dal Nazionalsocialismo, visto che il nuovo mondo non mi piaceva mi sono messo a scrivere storie di fantascienza. Da René Bonnefoy sono diventato B. R. Bruss oppure Roger Blondel.

D: Non parliamo di politica, piuttosto parliamo di letteratura.

R: Sì, va bene, parliamo di libri allora.

D: La sua prima opera di fantascienza è un grande classico. L’ho letto in italiano con il titolo Cronache d’un mondo perduto.

R: In italiano? Curioso questo fatto.

D: Sì in italiano, pubblicato su Urania, la collana di fantascienza di Mondadori; me lo ha consigliato lo scrittore che mi ha inventato, un certo Fabrizio Ghilardi. Avrei potuto leggerlo anche in francese, ma io non parlo nessuna lingua al di fuori del giapponese. Solo che, attraverso questa scatoletta, posso parlare qualsiasi lingua e attraverso l’Occhiale Traslatore Linguistico di Secondo Livello posso decodificare ogni lingua.

R: Sono contento del successo che ho ottenuto. Mi piace molto scrivere di fantascienza perché mi conforta immaginare un futuro e anche un presente diversi. Mi intriga anche molto il suo occhiale che traduce e permette di leggere in qualsiasi lingua. Leggere e scrivere anche per isolarsi. Dobbiamo depietrificarci, caro signor Enomoto. Questo mondo è vuoto, banale, esageratamente dogmatico. Anche cambiare nome può aiutare.

D: Può aiutare a passare al bosco come scrive  Ernst Jünger nel suo Der Waldgang? Anche questo libro l’ho letto in italiano, come sopra. Si intitola il Trattato del ribelle.

R: Sì, qualcosa di simile. Passare al bosco, depietrificarsi, temi abbastanza simili. Come scrivere racconti di fantascienza.

D: Lei ha detto che ha preso il non-serio come centro di gravità. Il farfugliare primordiale, spontaneo, sovrabbondante, ma anche banale, quel chiacchiericcio che ascoltiamo nei bar, nella metropolitana.

R: Sono graffiti sonori che mostrano quanto il nostro mondo sia vuoto. Come si fa a essere seri? Mi piace molto Alfred Jarry.

D: Mi sembrano temi affini a quello che spesso dicevano i Surrealisti.

R: Chi, quelli che hanno abbandonato Antonin Artaud alla sua follia perché non era comunista? Spero di non morire come lui con una scarpa in mano.

D: A Ghilardi piace molto Anno 2391, ma sperava in un finale diverso.

R: Non riveliamo il finale ai lettori. Magari Ghilardi può riscrivere il finale come piacerebbe a lui. Glielo suggerisca.

 

 

 

 

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