Viaggio nel Protocosmo. Giacomo Casanova e l’Icosameron (1787-1788)

Giacomo Casanova e il viaggio nel Protocosmo : l’Icosameron

Che secolo strano il ‘700. Nel suo fiume di racconti, dire cos’è alto e nobile, cos’è vile e popolare perde del tutto senso. Le avventure dell’extra-terrestre Micromega sulla Terra e il viaggio sentimentale di Yorick rispediscono ai lettori di oggi categorie, fatui schematismi e altri compiacimenti.

Un caleidoscopio di forme narrative intrecciate, un’uscita dal dominio dell’allegoria e un’entrata nel mondo della realtà che si può toccare, che si può indicare senza che rimandi a qualche significato trascendente; eppure, nello sforzo di rappresentare le “cose vive” si avverte il senso di qualcosa di spirituale: l’empirico ridiventa sacro e viceversa.

La lettura di Moliere in un salotto francese del Settecento

Jean François De Troy, “Lecture de Molière” (1728)

Giacomo Casanova dal suo esilio scrive l’Icosameron, il viaggio nel Protocosmo

Tra il 1787 e il 1788, ad esempio, Giacomo Casanova si trovava in esilio presso il castello di Dux, in Boemia, ed ebbe l’ardire di pubblicare in cinque tomi – per un totale di 1.800 pagine – un romanzo che dire labirintico è poco. Già il titolo è di una lunghezza sconcertante: Icosameron, ovvero Storia di Edouard e di Elizabeth che passarono ottantuno anni presso i Megamicri abitanti indigeni del Protocosmo all’interno del nostro globo, tradotto dall’inglese da Giacomo Casanova cavaliere di Seingalt, veneziano. Fu un clamoroso insuccesso.

La scoperta di un nuovo mondo, il Protocosmo

Due giovani fratelli inglesi, Edouard ed Elizabeth, compiono un lungo viaggio via mare e, a seguito di un naufragio, sprofondano negli abissi del globo terrestre scoprendo un mondo nuovo, il Protocosmo.

Attorno al Sole vive la società dei Megamicri

Si tratta di un vero e proprio universo interno: il suo Sole è collocato esattamente al centro della Terra, che è un po’ come dire il cielo o lo spazio intorno a noi. Attorno al Sole vive la società dei Megamicri: graziosi esseri dalla pelle variopinta, ermafroditi e ovipari, che sono destinati a morire a 48 anni; il governo è retto da un principe-sacerdote chiamato Sole, coadiuvato da tre personalità autorevoli di nome Pon, Sin e Mor (Potestà, Sapienza, Amore).

Una lingua musicale e cantata

La lingua megamicra è musicale, cantata, ed accoglie nel suo alfabeto particolari sfumature di suoni e persino gradazioni di colori. Il Dio del Sole è chiamato, in quanto manifestazione della totalità del Verbo, AEIOU.

La storia di Edouard ed Elizabeth, ovvero l'Icosameron

Frontespizio dell’Icosameron di Giacomo Casanova (1787-1888)

La vita dei Megamicri scorre a ritmi lentissimi, ma sarebbe sbagliato pensare che la loro percezione del tempo sia quella comunemente quantificabile, misurata in ore, giorni, anni: pur morendo giovani, essi fanno propria l’idea di tempo come durata soggettiva, in un senso non molto dissimile da quello inteso da Bergson. Questo dà l’occasione a Casanova di fare numerose riflessioni sulla morte.

Venti giornate di racconti, da cui il titolo Icosameron

Dopo 81 anni, i due giovani protagonisti riemergono improvvisamente sulla superficie terrestre a causa dell’eruzione di un vulcano: vengono risputati fuori dagli abissi proprio a Venezia – l’antica Repubblica che ripudiò Casanova -, e da lì si rimettono in viaggio verso l’Inghilterra. Lì, decidono di formare un gruppo di giovani donne e uomini desiderosi di ascoltare le loro avventure, organizzando venti giornate di racconti – da cui il titolo, Icosameron.

Il locus amoenus di Boccaccio diventa un giardino settecentesco all’inglese – così spesso copiato nelle residenze nobiliari venete, come la manifestazione geografica di un’utopia verso cui i nobili “illuminati” devono tendere. Questo contesto di totale immersione nella natura – una natura ridefinita però dalla mano sapiente e razionale dell’uomo – e di perfezione estetica diventa la cornice narrativa entro cui si dipanano tutte le avventure di Edouard ed Elizabeth.

Jean-Jacques Grandville, Un Autre Monde (1844)

Jean-Jacques Grandville, Un Autre Monde (1844)

Se vogliamo appigliarci agli schematismi di oggi, per tentare di governare il labirinto insondabile di Icosameron, riusciamo a distinguere almeno sei generi letterari, anche se ce ne sfuggono altri:

Sei generi letterari che distinguiamo nel Viaggio nel Protocosmo, ovvero nell’Icosameron di Giacomo Casanova

  1. La struttura superiore della raccolta di novelle organizzata in un certo numero di giornate.
  2. I romanzi d’avventura di media letterarietà, destinati al nuovo pubblico europeo fruitore di romanzi popolari, diciamo borghese per semplificare. La struttura del viaggio, del naufragio e del viaggio di ritorno ha tutto del Gulliver o del Crusoe.
  3. Il romanzo sentimentale. Come in Sterne, l’autore interrompe il racconto per profondersi in riflessioni filosofiche, dando un taglio soggettivo e “sentimentale” al racconto; nonché per fare aperta satira politica.
  4. La proto-fantascienza. Ben prima dei Voyage au centre de la Terre di Verne (1864), Casanova scopre, umanizza le profondità della Terra. Prima della suspended animation di Émile Souvestre in Le monde tel qu’il sera (1846), Casanova trova uno stratagemma per rallentare notevolmente lo scorrere del tempo – la durata – nel Protocosmo, evitando che i protagonisti invecchino e permettendo loro, una volta riemersi, di raccontare le loro avventure.
  5. La narrativa utopistica. Il Protocosmo è il mondo ideale, così come la sua civiltà armonica, pacifica, che si esprime con musica e colori. Si tratta però del sogno nostalgico di un veneziano in esilio, non dell’immaginazione di un progetto politico. Semmai, l’utopia serve a fare aspra satira del presente.
  6.  Infine, Icosameron fa parte delle cosiddette verae narrationes, racconti fantastici che si fingono storici, realmente accaduti, impostati tutti sulla menzogna, di cui Luciano di Samosata fu il primo ideatore con la sua Storia vera. Ecco cosa dichiara Casanova nella dedica al Conte di Weildstein:

Nessuno al mondo può decidere se quest’opera sia una histoire o un roman, neanche colui che deve averla inventata. […] Il lettore deve credere vero ciò che trova verosimile, e falso tutto ciò che urta con la sua ragione […], ma sapete che i più saggi tra noi sono quelli che sanno ben dubitare.

Racconto di un evento realmente accaduto o romazo frutto di invenzione?

Casanova dichiara di non sapere se Icosameron sia effettivamente di una «histoire» – il racconto di un evento veramente accaduto – o di un «roman» frutto di invenzione. Quindi, legittima il diritto di dubitare della storia dell’uomo così come ci è stata tramandata, e mette così in dubbio anche quella raccontata dalla Genesi biblica, mettendola sullo stesso piano della sua vera narratio:

Se l’Icosameron che vi presento, signor Conte, è una Storia, allora apprenderete che all’interno del globo si trova il Paradiso terrestre, il giardino dell’Eden di cui non abbiamo memoria […]. Se Dio ha scritto che l’Eden si trova al di sopra della superficie terrestre, allora noi diremo che si trova al suo interno.

Giacomo Casonava ritratto fa francesco Narici

Francesco Narici, Giacomo Casanova (1760)