La NASA, il politically correct e la donna sulla Luna

La NASA, il politically correct e la Luna

A quanto pare, se non ci sarà la fine del mondo a causa della Terza Guerra Mondiale, nel 2024 si tornerà sulla Luna.

Questo è il piano già da diversi anni annunciato dalla Nasa.

Un passo simbolico che punta a sottolineare come gli Stati Uniti non abbiano a cuore solo le sorti dell’umanità attraverso l’esportazione della loro democrazia, ma anche come la conquista dello spazio rivesta un ruolo importante nella politica espansionistica a stelle e strisce.

L’esplorazione dello spazio, la conquista della Luna e per finire quella di Marte.

La missione battezzata Artemis  [https://www.nasa.gov/specials/artemis/]– Artemide, divinità del pantheon greco è la dea della caccia legata al culto lunare – secondo quanto diffuso dalla NASA, però, ha un nuovo importante obiettivo: quello di provvedere l’equipaggio che farà atterrare i suoi astronauti nel polo Sud lunare, di una figura femminile.

Le astronaute attualmente in servizio alla NASA sono dodici, ma non è detto che sia così semplice, perché il politically correct imporrà valutazioni e scelte difficili.

Sarà una figura femminile come i transgender ucraini che sono stati rimandati al fronte a combattere oppure sarà una donna come il campione (la campionessa transgender) di nuoto Lia Thomas, nato William?

Sarà una donna bianca o peseranno le istanze del movimento BLM?

Tanti dubbi sul tipo di donna da mandare sulla Luna,  Fritz Lang non li ebbe quando diresse «Una donna sulla Luna» (Frau im Mond), film muto del 1929.

Friede – l’attrice Gerda Maurus, bionda con i capelli tagliati alla moda di quegli anni – fa parte dell’equipaggio che va nello spazio e arriva sulla Luna per verificare la presenza di importanti miniere d’oro.

E incredibilmente, senza scandalizzare nessuno, è una donna vera.

Fotogramma tratto da Frau im Monde di Fritz Lang

La donna sulla Luna

Melodramma fantascientifico, è l’ultimo film muto del grande regista tedesco, basato sul romanzo omonimo di Thea von Harbou, sua moglie .

In esso, per la prima volta vengono presentati al grande pubblico i fondamenti scientifici dei viaggi spaziali su razzi.

Un film controverso perché il regista si avvalse della consulenza degli antesignani della missilistica Hermann Oberth e Willy Ley che costruirono un modello di razzo e calcolarono in modo molto accurato le traiettorie di volo.

Talmente accurato che durante la Seconda Guerra Mondiale la Gestapo fece sparire tutti i progetti dei due scienziati perché simili ai progetti segreti per gli ordigni bellici V1 e V2.

Insomma il consiglio de L’Acernatore alla NASA è quello di vedersi il film, di considerare sempre il pericolo degli UFO nazisti di cui abbiamo già parlato [Guerra Fredda e UFO nazisti] e di riflettere a lungo se vale la pena di mandare una donna sulla Luna, visti i troppi rischi che si corrono nella valutazione.

La NASA, il politically correct e la Luna

 

 

 

Guerra Fredda e UFO nazisti

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, diviso il mondo dei buoni che avevano sconfitto il Male (che si era incarnato nel Nazifascismo) in due blocchi, americani e russi si resero conto che un buono era certamente di troppo.

E così iniziarono a fronteggiarsi e a incolparsi vicendevolmente di non essere poi così buoni come entrambi avevano creduto e sperato.

Certo gli americani avevano usato la bomba atomica, ma i russi erano pronti a rendere il favore agli scomodi alleati. Almeno così si diceva.

La tensione che ne scaturì, visto che non sfociò mai in un conflitto diretto tra le due potenze fece parlare di Guerra Fredda.

Guerra Fredda e UFO nazisti

Per trovarsi sempre d’accordo, però, sovietici e americani, mantennero alta la vigilanza sui resti della Germania Nazionalsocialista e su un presunto e continuo rischio che i tedeschi fossero in grado di riorganizzarsi e di creare da un momento all’altro il Quarto Reich.

Non solo. Si diceva vi fossero buone probabilità che Hitler non fosse morto nel bunker e si fosse rifugiato in Sud America dove si erano rifugiati diversi tedeschi, oppure fosse fuggito da Berlino con altri gerarchi e, per mezzo di un convoglio di sottomarini di ultima generazione, si fosse rifugiato in Patagonia o in Antartide, portando con sé il meglio dei progetti più avanzati della tecnologia nazista.

D’altronde la Germania nazional-socialista aveva rivendicato il territorio della Nuova Svevia (Antartide) e già nel 1938 aveva inviato una spedizione e ne aveva pianificate altre per condurre delle segretissime ricerche su una tecnologia di propulsione avanzata, che comprendeva la missilistica e il lavoro sulla turbina di Viktor Schauberger, quindi le premesse per la creazione di armi misteriose c’erano tutte.

In questo clima post bellico, nemmeno a farlo a posta, nei cieli di tutto il mondo, avvennero numerosi avvistamenti di oggetti volanti non identificati e russi e americani iniziarono ad accusarsi reciprocamente circa lo sviluppo dei famosi UFO nazisti, cioè i misteriosi dischi volanti del Reich, armi letali che il Führer non aveva fatto in tempo a utilizzare durante il conflitto, ipotetiche navicelle spaziali ad alta tecnologia note con il nome di V7.

Le pericolose armi immaginarie

Si parlava di fantastici armamenti che spesso sconfinavano nell’immaginazione tanto da sembrare usciti dai racconti di fantascienza: missili giganteschi, bombe congelanti, gas paralizzanti, raggi della morte, aerei a reazione in grado di volare a 10.000 miglia all’ora, enormi satelliti artificiali dotati di specchi per incenerire il nemico e così via. Tutte armi, di cui non si trovò mai alcuna traccia storica nei documenti conosciuti catturati alla fine delle ostilità, che gli scienziati nazisti avrebbero continuato a sviluppare nel dopoguerra. Secondo gli americani insieme ai russi; secondo i russi, ovviamente, insieme agli americani.

Così venivano immaginati gli UFO nazisti

Guerra Fredda e Ufo nazisti

In questo modo l’apparizione di oggetti volanti non identificati veniva subito messa in relazione con un immaginario altrettanto fuori dal comune: quello della misteriosa tecnologia nazista su cui tanto si favoleggiava.

La spedizione sulla Luna raccontata da Heinlein

Quello che Robert A. Heinlein aveva descritto in Razzo G.2 (Rocket Ship Galileo) un romanzo del 1947, nel quale raccontò di una spedizione sulla Luna condotta da tre adolescenti americani che avevano scoperto l’esistenza di una base lunare costruita dai nazisti, nella quale veniva custodita un’astronave molto avanzata insieme a numerose meraviglie tecnologiche, divenne improvvisamente una realtà.

Il nemico nazista ancora esisteva e fungeva da collante.

Qualche anno più tardi iniziarono a filtrare maggiori notizie sull’esistenza dei dischi volanti di progettazione tedesca. I giornali americani riportarono numerose notizie di scienziati nazisti che erano stati catturati dai russi a Stettino insieme a tutti i progetti, e sostennero che i dischi volanti apparsi nei cieli di tutto il mondo erano lo sviluppo sovietico delle pericolose tecnologie tedesche.

Anche in Italia si occuparono della faccenda e nelle edizioni del 24 e del  25 marzo 1950 del quotidiano “Il Giornale d’Italia” comparvero numerosi articoli a firma dell’esperto italiano di turbine, l’ingegner Giuseppe Belluzzo.

Questi parlava di alcuni velivoli circolari che sarebbero stati studiati e progettati a partire dal 1942 contemporaneamente da Italia e Germania, precisando che si trattava dell’applicazione di tecnologie convenzionali che si stavano all’epoca completando in Italia, come la turbina a combustione interna e il turboreattore per aerei.

Alla fine della guerra i progetti sarebbero stati catturati, probabilmente dai russi che avrebbero poi costruito quelli che i testimoni occasionali chiamavano “dischi volanti”.

Fu così che molti quotidiani in diverse nazioni, Germania compresa, ripresero la storia dei dischi volanti come armi segrete italo-tedesche.

Una settimana dopo la pubblicazione degli articoli di Belluzzo, lo scienziato tedesco Rudolph Schriever sostenne di aver sviluppato dischi volanti durante il periodo nazista.

Inoltre, parecchi quotidiani americani tra il 10 ed il 12 marzo 1950 riportarono che il principe Otto d’Asburgo aveva affermato, in una conferenza anticomunista tenuta a Salem il giorno 9, che i dischi volanti erano dei velivoli russi in missione di rilevamento geografico.

Secondo le sue affermazioni, alla fine della guerra i russi avrebbero acquisito dai tedeschi nove diverse armi della serie “V”, due delle quali erano state poi completamente sviluppate. Una di esse, grazie all’aiuto di scienziati tedeschi, avrebbe poi dato origine ai dischi volanti osservati sopra gli Stati Uniti.

Insomma, fino a quando i russi non andarono nello spazio e gli americani non misero piede sulla Luna, il tema preferito della Guerra Fredda tra le due potenze fu l’eredità dei piani tedeschi in materia di armi misteriose per la distruzione di massa.

Tema che, in rinnovato di clima di Guerra  Fredda (forse tiepida che va scaldandosi), in cui tutti si incolpano di essere nazisti, potrebbe tornare utile a entrambi nella propaganda.

I russi questi UFO nazisti per distruggere il pianeta non li hanno ancora utilizzati contro l’Ucraina, l’Europa, gli USA e il mondo, ma in verità nemmeno li hanno usati gli americani contro i russi e contro tutti i nemici della democrazia a stelle strisce.

Allora, intanto che entrambi decidono quando usarli, io leggo qualche buon libro e guardo il cielo in attesa di vederli. Anche perché vorrei approfittarne per fotografarli e pubblicarli sui social ora che si può.