Un razzo ha colpito la Luna. La redazione de L’Acernatore ne parla con l’esperto

Un razzo ha colpito la Luna a una velocità di novemila km orari.

Venerdì 4 marzo intorno alle ore 13.30 italiane, un grande detrito spaziale, residuo di un razzo, si è schiantato sulla Luna, in un cratere chiamato Hertzsprung, sul lato opposto del Satellite, fuori dalla vista di telescopi o veicoli spaziali.

L’oggetto che pare fosse alto dodici metri e largo tre, si è scontrato con il nostro Satellite a una velocità di circa novemila km orari. Secondo le stime degli scienziati avrebbe prodotto un cratere del diametro di venti metri e avrebbe fatto volare la polvere lunare per centinaia di km.

L’Acernatore, rivista impegnata nella ricerca scientifica, ha intervistato Enomoto Takeshi, crononauta esperto di universi paralleli.

A.: Il mondo dell’astronomia è in fibrillazione dopo quanto accaduto qualche giorno fa. Abbiamo pensato che un suo contributo potesse aiutare i nostri lettori a comprendere meglio quello che diversi quotidiani hanno scritto negli ultimi giorni.

E.T.: Ho sentito un gran botto, stavo dormendo…

A.: Non si è sentito nulla, siamo seri.

E.T.: No, dicevo, ho sentito un gran botto quando mi avete chiamato. Credo che il gatto, spaventato dallo squillo del telefono, deve aver fatto cadere qualcosa.

A.: Dicevamo che giorni fa un grosso pezzo di spazzatura spaziale ha colpito la Luna.

E.T.: Ho seguito la vicenda, non è chiaro cosa sia successo.

A.: In un primo momento si era pensato che si trattasse dei resti del Falcon 9 il lanciarazzi della americana Space X che nel 2015 aveva lanciato il satellite DSCOVER, il primo al di fuori dell’orbita terrestre. L’idea però è stata smentita poco dopo: attualmente gli scienziati americani pensano che l’oggetto che ha colpito la Luna sia una parte di un razzo cinese.

E.T.: Mi sembra che americani e cinesi in questi giorni stiano discutendo molto tra loro, anche di altre questioni.

A.: Sembra che americani e cinesi stiano litigando sulla paternità della spazzatura che avrebbe investito la Luna. I primi sono convinti che possa trattarsi di un pezzo del razzo lanciato nel 2014 relativo alla missione Chang’e 5-T1. L’ipotesi americana, però, è stata smentita da Pechino, che ha affermato che i resti di quel razzo sono già rientrati sulla Terra e hanno preso fuoco a contatto con l’atmosfera. Tuttavia gli astronomi cinesi hanno commesso un errore, facendo confusione nel comunicato tra due missioni con designazioni simili, il volo di prova e la missione di ritorno del campione lunare del 2020. Una confusione che ha aumentato i sospetti.

E.T.: I cinesi sono stati i primi a fare esperimenti con i razzi. Mi riferisco  al leggendario Wan Hu, mandarino cinese e famoso inventore che nel XVI secolo, nel tentativo di volare usando dei razzi, scomparve, trovando, molto probabilmente la morte nel bizzarro esperimento. Secondo la leggenda, il personaggio in questione, approntata una sedia di vimini con quarantasette razzi propulsori e altrettanti assistenti dotati di torce e pronti a dare fuoco alle micce, scomparve in seguito all’esplosione e al tremendo boato che l’accompagnò. Quando si diradò il fumo, infatti, del povero Wan Hu non c’era più traccia. Mi domando se l’impatto sulla Luna non sia causato dalla sedia di vimini che finalmente ha smesso di volare.

A.: Escluderemmo che si possa trattare di Wan Hu. Ad ogni modo, fortunatamente, la posizione dell’impatto è abbastanza remota e non rappresenta una minaccia per la missione Apollo o altri siti di atterraggio del programma spaziale.

E.T.: Sulle missioni spaziali nutro diversi dubbi.

A.: Cosa intende?

E.T.: Voglio dire che le missioni del programma Apollo sono una grande frottola. Non hanno realmente portato gli astronauti sulla Luna, e le prove degli allunaggi sono state falsificate dalla NASA, con la collaborazione del governo degli Stati Uniti.

A.: Forse dobbiamo rimanere concentrati sul tema dell’intervista.

E.T.: Mi lasci finire, sia gentile. In clima di guerra fredda con l’URSS, ne sono successe di cose. Anche la Luna serviva a creare consenso. La conquista dello spazio era un tema molto importante, specialmente dopo che i cosmonauti russi erano andati nello spazio.

A.: Quelli ci sono andati?

E.T.: Senza dubbio. Loro non hanno raccontato frottole.

A.: Torniamo all’impatto provocato sulla Luna: lo US Space Command, che tiene traccia della spazzatura spaziale, ha confermato ieri che i resti del razzo della missione lunare cinese del 2014 non risultano mai tornati a terra.

E.T.: Bisogna gettare la spazzatura e fare la raccolta differenziata. Anche nello spazio. Chi la sente altrimenti Greta Thunberg? Quando sono stato sulla Stazione Solaris facevamo la differenziata.

A.: Solaris è un romanzo di Stanisław Lem, per favore, non ci distraiamo. Lei ha voglia di scherzare.

E.T.: Ho conosciuto Lem, a Leopoli in Polonia. Abbiamo studiato insieme cibernetica e astronautica.

A.: Ora Leopoli è in Ucraina.

E.T.: Leopoli va e viene. Ho letto che ci sono manovre militari attorno all’Ucraina.

A.: Vorrei concludere parlando della sua esperienza con lo spazio. Nel libro di Fabrizio Ghilardi intitolato Le avventure romane di Enomoto Takeshi, edito da Idrovolante Edizioni, si dice che lei sia stato rapito da un oggetto volante non identificato.

E.T.: Io l’ho identificato. Era una navicella spaziale a forma di raviolo gigante. Erano certamente dei marziani.

A: Nel libro c’è scritto: “Da quello strano oggetto volante uscirono due esseri alti circa un metro con delle teste molto grandi rispetto al corpo. Portavano una specie di casco e la voce usciva dalla pancia, non dalla bocca. Si avvicinarono, mi parlarono in una lingua sconosciuta e mi invitarono a salire sul loro oggetto volante misterioso. Non ricordo molto. Mi fecero indossare un casco come il loro e mi ricordo che iniziai a comprendere la loro lingua, però dicevano cose strane che non capivo. Parlavano di cose tecniche, ma non so spiegare bene cosa dicessero, ero troppo piccolo. Mi portarono via, mi ricordo che vidi la Terra sempre più piccola, poi mi addormentai. Quando tornai a casa, due giorni dopo, i miei genitori erano disperati. Disperati e anche molto in collera con me, perché erano convinti che mi fossi allontanato in maniera sconsiderata”.

E.T.: Sì, confermo. Ma non ho detto tutto a Ghilardi. Mancano alcuni punti salienti.

A.: Ci può dire qualcosa di più?

E.T: Posso raccontarvi di quando ho conosciuto un paio di marziani con i quali sono ancora in contatto.

A.: Questo è molto interessante.

E.T.: Uno è Valentine Michael Smith…

A.: Questo è il marziano del romanzo di fantascienza di Robert A. Heinlein intitolato Straniero in terra straniera.

E.T.: Vero.

A.: E l’altro?

E.T.: L’altro si chiama Kunt.

A.: Questo anche lo conosciamo bene. È il protagonista del racconto Un marziano a Roma di Ennio Flaiano. Lei è un imbroglione.

E.T.: La colpa è di Ghilardi che mi fa dire un sacco di scemenze. Però io sono un crononauta, se lo ricordi. E sono anche un biblionauta, posso viaggiare nei romanzi. Ora devo tornare in un altro libro di Lem. Ci saranno presto novità.

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